Tumore al seno avanzato, si vive di più colpendo i CDK.

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Abemaciclib è in grado di garantire un allungamento di vita mediano di oltre 9 mesi. Lo studio MONARCH 2, presentato al congresso europeo di oncologia (Esmo), è stato pubblicato in contemporanea su JAMA Oncology.

Aggiungere un farmaco capace di inibire in maniera selettiva le chinasi ciclina-dipendenti (CDK) 4 e 6 alla terapia a base di fulvestrant migliora in media di oltre 9 mesi la sopravvivenza globale delle donne con tumore al seno avanzato, che passa così da 37,3 mesi a 46,7 mesi. La molecola si chiama abemaciclib e aveva già dimostrato di poter raddoppiare la sopravvivenza libera da progressione di malattia in pazienti con tumore metastatico precedentemente non trattato o in progressione da un precedente trattamento ormonale. I nuovi risultati sono stati presentati al congresso europeo di oncologia medica (Esmo) di Barcellona.

“I nuovi risultati di abemaciclib – spiega Pierfranco Conte, professore di oncologia medica all’Università di Padova e Direttore della divisione di oncologia medica 2, all’Istituto Oncologico Veneto – sono davvero importanti. In oncologia anche numeri che possono sembrare ‘piccoli’, sono in realtà grandi conquiste della ricerca. Questo farmaco è un inibitore selettivo molto efficace in grado di prolungare il controllo della malattia nelle pazienti con tumore al seno sensibile agli ormoni, il tipo di tumore più frequente, che rappresenta circa il 70% del totale dei casi in stadio avanzato. Aveva già mostrato un notevole beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione, ma ora, i risultati del MONARCH 2, mostrano un miglioramento significativo anche nella sopravvivenza globale (OS, Overall Survival) delle donne affette da carcinoma mammario avanzato HR+, HER2-. Ora queste pazienti hanno un’opzione di trattamento che può consentire loro un allungamento di vita. Non dimentichiamo che quando ricevono una diagnosi di carcinoma mammario avanzato, le pazienti apprendono anche che la loro malattia, per quanto possa essere gestita, rimane incurabile. Oggi possiamo offrire una speranza in più”.

La ‘sopravvivenza globale’ è un metro di misura fondamentale di una cura oncologica quando si affrontano i casi più gravi di tumore al seno, dove la guarigione completa non è possibile. Per le donne (in pre-, peri- e post-menopausa) con carcinoma mammario avanzato o metastatico positivo per il recettore ormonale (HR+), negativo per il recettore di tipo 2 del fattore di crescita epidermico umano (HER2-) precedentemente trattate con terapia endocrina, oggi i risultati dello studio MONARCH 2 mostrano quindi che un miglioramento è possibile. I risultati di sopravvivenza globale, peraltro, sono stati coerenti nei sottogruppi, inclusi quelli in donne con fattori prognostici negativi, il cui tumore era rapidamente progredito o si era diffuso ad altri organi, come  fegato o polmoni. Queste sono le caratteristiche che qualificano la malattia come aggressiva ed indicano che una donna potrebbe avere maggiori probabilità di peggiorare. Oltre all’allungamento della vita, una analisi esplorativa di questi dati ha mostrato che abemaciclib in combinazione con fulvestrant ha ritardato il tempo necessario prima del ricorso alla chemioterapia, con un tempo mediano alla chemioterapia di 50,2 mesi contro 22,1 mesi del placebo. (HR: 0,625; IC al 95%: 0,501, 0,779). Questo dato costituisce un traguardo di rilievo nel trattamento del carcinoma mammario avanzato poiché i medici mirano a ritardare il più possibile la chemioterapia.

“Mentre negli ultimi anni gli inibitori di CDK4&6 hanno cambiato il modo in cui gli oncologi trattano il carcinoma mammario avanzato HR +, HER2- – continua Conte – ora stiamo iniziando a capire quali di queste terapie soddisfino l’obiettivo cruciale di prolungare in modo significativo la vita in pazienti con carcinoma mammario avanzato. Questi importanti risultati dello studio MONARCH 2 dimostrano ulteriormente i benefici di Abemaciclib e forniscono agli oncologi ulteriori informazioni in quanto mirano a ottimizzare il trattamento per le pazienti, comprese quelle il cui tumore è progredito durante/dopo terapia endocrina. Inoltre Abemaciclib è ben tollerato, l’evento avverso più comune è la diarrea che può essere facilmente controllata, e rientra dopo pochi giorni, eventualmente riducendo il dosaggio ma senza impatto sull’efficacia del trattamento”. 

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