Tumore al seno e fertilità: il primo bambino al mondo nato grazie a ovociti maturati in laboratorio.

0

Per la prima volta è stata ottenuta una gravidanza in una ex paziente con tumore al seno attraverso la tecnica IVM, che permette di maturare in vitro gli ovociti prelevati prima della chemio.

SI CHIAMA Jules ed è il primo bambino al mondo nato da una ex paziente con tumore al seno grazie a ovociti maturati in laboratorio: una nuova tecnica di fecondazione assistita – la IVM, maturazione in vitro, appunto – diversa da quelle utilizzate finora per preservare la fertilità delle giovani pazienti oncologiche.

La storia

La nascita (avvenuta in realtà a luglio) è stata ora resa pubblica in una lettera su Annals of Oncology da un gruppo di medici dell’Antoine Béclère University Hospital di Clamart, vicino Parigi. La donna aveva ricevuto la diagnosi di cancro al seno quando aveva appena 29 anni: il tumore (un carcinoma al III stadio) era di tipo “ormono-sensibile”, positivo ai recettori sia degli estrogeni sia del progesterone, e aveva raggiunto i linfonodi ascellari. All’intervento era seguita la chemioterapia, che tra gli effetti collaterali ha quello di danneggiare la riserva ovarica, compromettendo la possibilità di avere figli. In alcuni casi l’infertilità è infatti permanente.

Le due principali tecniche per preservare la fertilità

Oltre alla chemioterapia, le donne con un tumore al seno “ormono-sensibile” vengono trattate, per almeno 5 anni, con farmaci che inducono la menopausa, per abbassare il rischio che il tumore ritorni. Per questo alle donne giovani è (o dovrebbe) essere proposta la preservazione della fertilità. La tecnica più usata fino ad oggi è quella che prevede la stimolazione ormonale per far maturare quanti più ovociti possibile, che vengono poi prelevati prima dell’inizio della chemioterapia e “congelati” in attesa che la paziente finisca le cure. Da alcuni anni è possibile ricorrere anche a un’altra tecnica: quella del prelievo – e successiva crioconservazione – del tessuto ovarico, in cui non è necessaria la stimolazione ormonale.

La terza opzione: l’IVM

Per la mamma di Jules, però, è stata scelta una terza tecnica. Come riportano gli autori, nel suo caso la stimolazione ormonale per indurre la maturazione degli ovociti era sconsigliata e i medici le avevano proposto sia la crioconservazione del tessuto ovarico sia il prelievo di ovociti immaturi, da far poi maturare in vitro (IVM). Non volendo sottoporsi alla laparoscopia per il prelievo del tessuto ovarico, la donna aveva deciso per l’IVM. Sono stati quindi prelevati degli ovociti immaturi che sono poi stati fatti maturare in laboratorio per 24 ore. Alla fine del processo è stato possibile ottenere sei ovociti maturi, che sono stati congelati.

5 anni dopo

La storia riprende 5 anni dopo. Alla fine delle cure, la paziente (ora di 34 anni) aveva provato per un anno ad avere figli in modo spontaneo, ma senza successo e i medici hanno quindi scongelato i sei ovociti: tutti erano sopravvissuti alla procedura e sono stati fertilizzati in vitro, dando 5 embrioni. A quel punto i medici li hanno trasferiti nell’utero della paziente, che è così riuscita a ottenere una gravidanza. E, lo scorso luglio, è nato Jules.

Una tecnica ancora sperimentale

“E’ il primo bambino nato da ovociti prelevati senza precedente stimolazione e fatti maturare in vitro”, dice Lucia Del Mastro,  coordinatrice della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova e da sempre in prima linea nella ricerca sulla preservazione della fertilità delle giovani pazienti oncologiche: “Lo standard attuale prevede stimolazione ormonale per 2-3 settimane per far maturare gli ovociti e poi prelievo e congelamento degli ovociti. Nel caso riportato non è stata fatta la stimolazione e sono stati prelevati direttamente gli ovociti. Questa tecnica potrebbe essere utile nelle pazienti che non possono ritardare il trattamento oncologico per effettuare la stimolazione, e che per vari motivi non possono congelare il tessuto ovarico. E’ però da considerare ancora sperimentale e necessita di centri esperti nella maturazione in vitro degli ovociti”.

Un successo importante

“La stimolazione e il successivo congelamento degli ovociti o degli embrioni rimane l’opzione più efficace, ma non sempre è possibile. Io e il mio team crediamo che la IVM possa essere utilizzata quando la stimolazione ormonale non è una via perseguibile”, ha detto Michaël Grynberg, a capo del dipartimento di medicina riproduttiva all’Antoine Béclère University Hospital, primo autore della lettera su Annals of Oncology: “Siamo consapevoli che gli ovociti maturati in laboratorio sono di minore qualità rispetto a quelli ottenuti dalla stimolazione, ma il nostro successo con Jules mostra che questa tecnica dovrebbe essere considerata come una possibilità, idealmente combinata con la crioconservazione del tessuto ovarico. Questo successo rappresenta un breakthrough nel campo della preservazione della fertilità. L’IVM ci consente di congelare ovociti in situazioni di urgenza e non è associata a un aumento di rischio di recidiva”.

FONTE ARTICOLO:

https://www.repubblica.it/oncologia/news/2020/02/20/news/tumore_al_seno_e_fertilita_il_primo_bambino_al_mondo_nato_grazie_a_ovociti_maturati_in_laboratorio-249105590/

Diventa partner di un evento pubblico e sostieni la prevenzione!

Organizza il tuo evento aziendale e sostieni la prevenzione!