Cancro al seno, la genomica cambierà tutto.

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Dal congresso europeo l’oncologo Fabrice André dell’Università di Parigi-Saclay delinea un futuro in cui tutto dovrà essere altamente personalizzato. Dallo screening ai trattamenti.

SE si vuole vincere la “guerra” contro il cancro al seno, allora molto dovrà cambiare nei prossimi 10 anni. Dalla diagnosi alla cura, la parola d’ordine dovrà essere ovunque “genomica” e ogni approccio dovrà diventare personalizzato. Non è un mantra semplicistico quello che pronuncia Fabrice André, oncologo ricercatore del Gustave Roussy Cancer Campus di Villejuif e docente di Medicina all’Università di Parigi-Saclay, all’apertura del secondo giorno dell’Esmo Breast Cancer, il congresso europeo dedicato al tumore al seno, che ha visto la partecipazione di 8 mila ricercatori da tutto il mondo. Personalizzare significa infatti poter fare screening su misura, stime del rischio individuali, valutazioni della prognosi di ogni singolo caso, analisi dell’evoluzione genetica della malattia tramite biopsia liquida, e messa a punto di terapie ad hoc, con farmaci complessi sviluppati grazie a nuove biotecnologie a partire da queste informazioni.

Quattro priorità

Quella che si prospetta all’orizzonte sembra essere davvero l’era della genomica, in cui ogni decisione viene presa sulla base delle informazioni contenute nel Dna estratto dalle cellule tumorali. Ed è anche l’era dell’epigenetica: ovvero della comprensione dei meccanismi in grado di influenzare l’espressione dei geni: molecole, ambiente, alimentazione, stile di vita.

Parla di quattro priorità della ricerca, André. Primo: predire le prognosi; secondo: migliorarle, cioè ridurre la mortalità e aumentare la sopravvivenza (parliamo, infatti, di un tumore che è ancora la prima causa di morte oncologica tra le donne); terzo: individuare e riconoscere i casi più aggressivi prima di quanto non sia possibile fare oggi; quarto: ridurre la tossicità delle terapie per migliorare la qualità di vita.

Le fasi del tumore

“La prima domanda da cui parte André è: siamo in grado di sviluppare grandi progetti per modellizzare l’evoluzione della malattia in ogni singola paziente?. L’obiettivo è individuare i meccanismi molecolari che guidano la progressione del tumore in ogni specifico caso, i cosiddetti driver: alterazioni dei geni o di proteine. Negli ultimi 4 anni ne sono state scoperte molte: è necessario fare analisi complete dei genomi e fare comparazioni tra tumore metastatico e iniziale, per individuare quali sono le mutazioni che si presentano più frequentemente nei casi metastatici”. Il secondo enigma da risolvere è capire perché il tumore può restare quiescente per molto tempo e poi improvvisamente ‘risvegliarsi’, eludere i farmaci e invadere altri organi. “Per fare questo bisogna poter seguire l’evoluzione del genoma del tumore nel tempo”, ha spiegato l’oncologo. Un campo in cui la biopsia liquida avrà certamente un ruolo importante. E dalla modelizzazione genomica ed epigenetica – settore davvero emergente nella ricerca sul cancro al seno – dipenderà tutto il resto. Creare una sorta di “avatar” del cancro sarà infatti la base per sviluppare diagnosi e terapie più complesse e personalizzate, attraverso nuove biotecnologie. Con l’ambizione di arrivare a costruire un farmaco per ciascuna paziente.

Personalizzare diagnosi e screening 

Ancora, sono in fase di sviluppo anche nuove tecnologie diagnostiche e nuovi biomarcatori per sapere fin dai primi stadi se la malattia sarà aggressiva o no, in modo da poter stabilire il prima possibile chi può beneficiare di terapie meno complesse e chi, invece, deve poter accedere in tempi rapidi alle sperimentazioni. 

Le ultime due questioni aperte riguardano la popolazione apparentemente sana. La domanda da cui parte André è: “Possiamo davvero personalizzare lo screening? Lo sforzo che dobbiamo fare prima di tutto è identificare le pazienti ad alto rischio e adattare lo screening”. Per le persone portatrici di una mutazione nei geni BRCA (che aumentano di molto le possibilità di ammalarsi) questo oggi già si fa, ma ci sono altri fattori che aumentano il rischio di cui tenere conto. Gli strumenti che abbiamo a disposizione sono soprattutto la mammografia e la risonanza magnetica, ma lo sguardo è rivolto alla biopsia liquida, una tecnologia ancora non matura per essere usata nella popolazione generale, ma che sta cominciando a dare risultati interessanti e che sarà sempre più utilizzata in futuro. È così che sta cambiando la ricerca: “Non stiamo più guardando a un singolo gene per volta – ha concluso Andrè – ma stiamo cominciando a considerare la complessità della malattia in modo multidimensionale”. E lo stiamo facendo paziente per paziente.

FONTE ARTICOLO: https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/05/26/news/cancro_al_seno_terapie_a_misura_di_paziente_la_genomica_cambiera_tutto-257580225/

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